Il Cembalo Canoro

La soria e lo sviluppo del clavicembalo sono inestricabilmente legati al canto...

Programma

IL CEMBALO CANORO

Balli veneziani 1500

  • Ocelino bel ucelino
  • Pass’e mezo
  • El marchexe de Saluzzo
  • Le forze d’Ercole
  • Pass’e mezo novo
  • De che le morta mia signora

Don michael Bartolomeo Tromboncino

  • Canzoni nove, Roma 1510
  • Che farala che dirala
  • Non più morte
  • Vergine bella
  • Non resta in questa valle

Orlando de Lasso

  • Mein junges Leben hat ein’ End

Wìlliam Byrd

  • Fortune my Foe
  • Pavana Lachrymae (Dowland)

Anonimo

  • Packingtons Pownde

John Bull

  • Walsingham

Henry Purcell

  • Air (Abdelazer)
  • Aire (The In dian Queen)

Johann Froberger

  • Plainte faite à Londres

François Couperin

  • La Bandoline
  • Le Rossignol en-amour
  • Le Rossigno! Vainqueur

George Frideric Handel

  • Ouverture e tre arie dall’opera “Rinaldo”
  • Bel piacere
  • Lascia ch’io pianga
  • Or la tromba

Johann Sebastian Bach

  • Quaderno di Anna Magda lena Bach Aria di Giovannini
  • Aria

Il Cembalo Canoro

Il prolifico compositore e didattico Georg Philipp Telemann, in una sua pubblicazione del 1718 ci ammonisce (in rime) che “Il canto è la base della musica in tutti i suoi aspetti. Chi si cimenta con la composizione deve cantare in ogni brano; e chi suona uno strumento deve conoscere bene l’arte dei cantanti.” La storia e lo sviluppo del clavicembalo (e gli altri strumenti a tastiera) sono inestricabilmente legati al canto e le tante forme che si sono sviluppate attraverso i secoli. Con la presente scelta di brani che spaziano attraverso tre secoli, vorrei esplorare i vari modi in cui i grandi compositori abbiano affrontati il problema di rendere duttile e cantabile uno strumento piuttosto rigido qual è il clavicembalo, all’insegna delle parole di François Couperin, ” … sarò sempre grato a coloro che grazie a un’arte infinita, sostenuta dal gusto, potranno arrivare a rendere questo strumento suscettibile de espressione.” Verso la metà del ‘500 appare in Inghilterra e in Francia il titolo Air o Ayre nel senso di ‘melodia’ o ‘canto’. Già alla fine del secolo, il compositore Thomas Morley chiamava così qualsiasi tipo di musica vocale profana, eccetto il madrigale, considerato più serio. Il “lute song”, portato ai più alti livelli da John Dowland, ebbe una vita breve, ma fu oggetto di molte trascrizioni per tastiera. La più famosa di queste trascrizioni (Flow my Tears) è incluso nel programma. In Italia, l’Aria come soggetto ha un certo numero di variazioni e si manifesta con “L’aria di Ruggero” nel primo libro di toccate (1615) di Frescobaldi. Alla fine del ‘600 nell’opera seria italiana dominava sempre di più l’aria ‘col da capo’. Nel 1739 Johann Matheson definisce così l’aria italiana: “Una breve e semplice melodia divisa in due parti, di solito così semplice che può essere soggetta a innumerevoli abbellimenti e variazioni”. Tipico di questa pratica sono le arie di Handel nella trascrizione per clavicembalo del suo allievo William Babell. Anche François Couperin ha lasciato bellissimi pezzi per il clavicembalo di ispirazione vocale squisitamente abbelliti, come “L’usignolo in Amore”. Durante il resto del ‘700, l’ Air continuava a mantenere la sua posizione accanto all’Aria. J. S. Bach ha lasciato esempi strumentali di tutt’e due. In Francia , un “Air” significava un breve brano strumentale o vocale, spesso di carattere pastorale tipico dell’ opéra-ballet di Rameau.

Biografie

Edward Smith

Americano, compie i primi studi musicali alla Lawrence University nel Wisconsin, diplomandosi in pianoforte e composizione. Una borsa Fulbright lo porta in Italia, dove studia composizione con Luigi Dallapiccola e contemporaneamente sviluppa una crescente interesse nella musica antica col liutista Rolf Rapp. Alla Yale University poi si laurea in clavicembalo sotto la guida del celebre studioso e concertista Ralph Kirkpatrick. Inizia subito la carriera come cembalista-organista con l’ensemble New York Pro Musica che lo porta in tournées negli Stati Uniti, in Canada, Sud America, Europa e l’ex Unione Sovietica. Con la Pro Musica incide numerosi dischi per la Decca. E’ membro o ospite di altre formazioni quali il Philidor Trio, il New York Consort of Viols e il Waverly Consort. Con il Clemencic Consort partecipa ai più importanti festival a Parigi, Lisbona, Bruges e Stoccarda. Memorabili i suoi recital a New York (l’integrale del Clavicembalo ben temperato), al Teatro la Fenice, nell’ambito dei Seminari di Musica Antica di San Giorgio Maggiore e di altre manifestazioni musicali veneziane e italiane. Noto specialista nella prassi del basso continuo, ha partecipato a numerosi ricuperi d opere barocche a New York, Parigi, Madrid e Francoforte, a Venezia e a Siena. Ultimamente ha suonato le Variazioni Goldberg in vari città negli Stati Uniti e ha eseguito a New York in prima assoluta un’opera per clavicembalo solo di Nildo Sanvido.  Ha tenuto molti corsi e workshop negli Stati Uniti, in Europa e in Israele. In Italia ha insegnato all’Accademia Chigiana, la Fondazione Cini, la Scuola di Musica Antica di Venezia e i Seminari ‘Barocco Europeo’ di Sacile. Ha inciso musiche di Byrd, Chambonnières, d’Anglebert e Handel, Sonate da Clavicembalo  (Scarlatti, Grazioli, Paradies), brani organistici di A. Gabrieli, Frescobaldi e Zipoli e ultimamente tre CD dedicati a Bach, F. Couperin e D. Scarlatti. Le sue revisioni di musica per tastiera comprendono Suits of the Celebrated Lessons  (Babell), Sei sonate a quattro mani (Seydelmann) e l’opera completa per tastiera di Geminiani per la Ut Orpheus, Bologna, e le Pièces de Clavecin (Février) per l’Oiseau-Lyre, Monaco. Recentemente ha pubblicato “La scusa” di Galuppi, cantata per contralto e archi per la casa editrice DAVINCI EDITION.