Intermezzo Palandrana e Zamberlucco

...Scordate le soffici tinte pastello delle lacche veneziane, le garbate movenze di un minuetto salottiero e, ancor più, l'effimero parlar d'amore tra una dama ed un cavaliere...

Esecutori

Mezzosoprano – Veronica Filippi
Baritono – Pedro Bomba
Oboe – Arrigo Pietrobon
Violini: Giacomo Catana, Francesco Lovato, Mauro Spinazzè
Violoncello – Cristina Vidoni
Violone – Mauro Zavagno
Cembalo e concertazione – Donatella Busetto
Mimi: Marlon Zighi Orbi, Daniel Bastos
Anna Droppovà, Niki Lada, Alice Rubert
Regia – Marco Bellussi
Assistente alla regia – Daniel Bastos
Costumi – Carlos Tieppo

Presentazione

Ricordate il ‘700 galante?

Ebbene scordatevelo!

Scordate le soffici tinte pastello delle lacche veneziane, le garbate movenze di un minuetto salottiero e, ancor più, l’effimero parlar d’amore tra una dama ed un cavaliere.

In Zamberlucco e Palandrana l’autore gioca a rappresentare l’esatto oppo­sto: le sinuose e specchiate consolle lasciano il posto a rozzi tavoli da taver­na, i leggiadri intrecci coreutici si mutano in ciniche seppur goffe movenze armate, mentre i languidi convegni d’amore fanno largo all’esercizio di una sensualità malinconica e a tratti decadente.

Nell’intermezzo di Alessandro Scarlatti regna incontrastata la più cinica rappresentazione d’una palese misoginia che non ha vergogna di se stessa: le donne vengono paragonate a bestiole, vengono irrise per le loro pulsioni amorose, vengono sfruttate e poi brutalmente rifiutate e mortificate quando in loro svanisce la beltà!

” … sessantasei sono gli anni vostri … siete roba antica … di crespe la faccia è piena … voi siete vecchia e, con licenza, matta!”

Ma attenzione!

Il Cavalier Scarlatti riesce a compiere un vero prodigio di riequilibrio delle dinamiche drammaturgiche.

Chi ascolta l’opera ha fin da principio l’inconscio sentore, il segreto presen­timento che l’arroganza maschile non resterà a lungo impunita.

Il compositore riesce infatti ad insinuare nel personaggio di Zamberlucco, giovine da bravo, una sottile ed impalpabile imbranataggine, con il duplice effetto di alleggerire la gravità delle sue azioni e di conferire all’Operina i ritmi della farsa.

Specularmente Scarlatti innesca nel personaggio di Palandrana. anziana vedova, un crescente moto d’orgoglio ed un sano istinto di autodifesa.

Questi elementi riescono a garantire all’intermezzo di terminare in gloria, ovvero con una giusta e gustosa pena del contrappasso.

I tre intermezzi tra Palandrana vecchia vedova e Zamberlucco giovine da bravo, musicati dal Cavalier Alessandro Scarlatti, ebbero prima rappresen­ tazione presso il Teatro San Bartolomeo di Napoli nel 1716.

Destinati all’intrattenimento del pubblico partenopeo durante gli intervalli dell’opera seria Carlo d’Alemagna dello stesso Scarlatti, godettero di buon successo nel XVIII secolo, per uscire drasticamente di repertorio dal XIX se­ colo in poi.

Bisogna riconoscere che i gusti e le mode musicali dell”8oo e della prima metà del ‘900 hanno fortemente penalizzato la tipologia dell’intermezzo settecentesco, lasciando alla sola Serva Padrona, e solo a quella pergolesia­ na, l’onore e l’onere di rappresentare l’intero genere.

Dalla seconda metà del ‘900 assistiamo ad una sostanziale inversione di tendenza. La rivalutazione dell’opera antica, l’attenzione ad una esecuzione filologica­ mente corretta delle partiture e la loro divulgazione attraverso la stampa ed i supporti audio visivi, hanno caratterizzato una felice stagione di baroque renaissance che ancor’oggi vive e prospera.

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07 Dic 2024 Ore 19:30

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